Lo psicologo strategico - Benedetta Serni psicologa Cecina Venturina

Chi è lo Psicologo strategico

Lo Psicologo Strategico utilizza un metodo d’intervento INEDITO ed INNOVATIVO che si differenzia completamente da tutte le altre forme convenzionali d’intervento psicologico, in quanto, nonostante i problemi e le sofferenze umane possano apparire complessi e persistere da anni, non per questo devono richiedere soluzioni altrettanto lunghe e complicate.

La sua particolare modalità d’intervento può essere definita come «l’arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici» (G. Nardone)

Il ricorso a notizie o informazioni sul passato o sulla cosiddetta “storia clinica” del soggetto rappresentano solo un mezzo per poter mettere a punto le migliori strategie di risoluzione degli attuali problemi.

Ciò che è importante considerare per produrre i cambiamenti desiderati, non è come un problema si è venuto a formare nel tempo ma come questo  si mantenga nel presente, ovvero la sua persistenza.

«Lo psicologo strategico è come un abile giocatore di scacchi che cerca di mettere in pratica, attraverso mosse, contromosse e tattiche suggestive, la strategia che conduca alla risoluzione dei problemi presentati dal paziente in maniera rigorosa e pianificata»

Lo psicologo strategico utilizza un metodo:

BREVE e FOCALE: orientato alla soluzione di problemi attuali presentati dal paziente (anche disturbi molto radicati e che persistono da anni), anziché indagare sui perché e sulle cause originarie, che sono aspetti immodificabili.

L’intervento si concentra su un obiettivo concreto di cambiamento concordato congiuntamente con il paziente.

ATTIVO e PRESCRITTIVO: oltre a parlare e far parlare ci sono compiti/prescrizioni da fare, scrivere o pensare che il paziente dovrà mettere in atto tra una seduta e l’altra.

FLESSIBILE ed AUTOCORRETTIVO: costruito sulle caratteristiche del problema e pertanto applicabile a situazioni differenti, non solo patologiche, ma anche relazionali, lavorative, educative e sociali.

EFFICACE ed EFFICIENTE: grazie all’applicazione di specifici protocolli di trattamento per specifici problemi, si verificano cambiamenti e miglioramenti significativi, sostanziali e duraturi nell’ 87% dei casi con una media di sedute pari  a 7.

Non è un cambiamento inteso come costrutto astratto, qualcosa di vago e casuale a cui attribuire comunque effetti positivi, bensì si parla di CAMBIAMENTO STRATEGICO, ovvero il raggiungimento degli scopi prefissati nella maniera più efficace, efficiente e rapida possibile.

Struttura dell’intervento dello psicologo strategico

L’intervento prevede quattro fasi:

APERTURA:

Primo contatto e costruzione della relazione terapeutica; Definizione del problema (sintomi, disturbi, conflitti…); Individuazione del SISTEMA PERCETTIVO-REATTIVO (SPR) inteso come modello ricorrente e ridondante di percezione e reazione alla realtà interna/esterna tipica di una persona e analisi delle TENTATE SOLUZIONI RIDONDANTI (TSr) ovvero tutto ciò che il soggetto fa per cercare di risolvere il problema e che invece di risolverlo, lo mantiene o addirittura lo peggiora; Accordo sugli obiettivi dell’intervento; Programmazione dell’intervento e messa a punto delle strategie di cambiamento risolutivo;

SBLOCCO:

Si interrompono le tentate soluzioni fallimentari e si fa sperimentare al paziente un primo superamento del problema. Lo psicologo dovrà mettere in atto delle manovre con l’obiettivo di produrre delle concrete esperienze di cambiamento (esperienze emozionali correttive, EEC) facendo in modo che la persona non ne sia consapevole, aggirando cosi’ la sua naturale resistenza al cambiamento al fine di produrre delle modifiche effettive della percezione disfunzionale della realtà.

Questa fase comporta lo sblocco del sintomo/problema portato dalla persona, il cambiamento del suo rigido sistema percettivo-reattivo, la stimolazione di ulteriori cambiamenti e l’impedimento di un possibile ritorno del paziente alle precedenti tentate soluzioni;

CONSOLIDAMENTO dei risultati positivi:

Questa è la fase relativa alla misurazione dei cambiamenti che sono avvenuti durante l’intervento, alla facilitazione ed acquisizione di un sistema percettivo-reattivo più flessibile e all’ agevolazione di un progressivo cambiamento fino al raggiungimento degli obiettivi concordati.

Dopo aver rotto il sistema disfunzionale che manteneva il problema ed aver cosi’ aperto nuove possibilità percettive e reattive per la persona, si lavorerà per consolidare il cambiamento attraverso la ridefinizione cognitiva dei cambiamenti esperiti e la ripetizione guidata di schemi comportamentali e percettivi più adattivi.

L’ aggiunta della fase di consolidamento, ha avuto il vantaggio di prevenire ricadute ed ha prodotto migliori risultati a lungo termine.

CHIUSURA dell’intervento:

Lo scopo dell’ultimo stadio è quello di consolidare l’autonomia e l’autostima della persona mediante un riepilogo ed una spiegazione dettagliata del processo d’intervento e delle strategie utilizzate per rendere il paziente consapevole che il cambiamento avvenuto è frutto di un intervento sistematico e scientifico e di come sia stato lui stesso a svolgere un ruolo attivo fondamentale nel giungere alla risoluzione del proprio problema (nulla è aggiunto che egli già non abbia!).

A questa fase seguirà una fase di controllo (follow-up).

FOLLOW-UP:

Ad intervento concluso si è soliti fornire un servizio di sedute di controllo a 3 mesi, 6 mesi e 1 anno di distanza dall’ultima seduta. Questo viene fatto per verificare e garantire che i cambiamenti avvenuti si mantengano nel tempo e per aiutarci ad essere più efficaci con i futuri pazienti.

Per massimizzare gli effetti terapeutici nel tempo, si consiglia ai pazienti di presentarsi regolarmente alle sedute di Follow up (controlli) previste dai protocolli di trattamento.

 

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